ANIMULA VAGULA BLANDULA
pallidula, rigida, nudula, nec ut soles, dabis iocos..."
P. Aelius Hadrianus, imp.
"Piccola anima smarrita e soave, compagna e ospite del corpo, ora t'appresti a scendere in luoghi incolori, ardui e spogli, ove non avrai più gli svaghi consueti. Un istante ancora, guardiamo insieme le rive familiari, le cose che certamente non vedremo mai più...cerchiamo di entrare nella morte ad occhi aperti" ( Elio Adriano)
Questa l'iscrizione epigrafica conservata al mausoleo di Adriano a Roma, dove si scorge l'anima di un imperatore ormai alla fine dei suoi giorni carichi di saggezza. Dentro questa affemazione che possiamo considerare "ipsissima verba" di Adriano (lettera scritta a Marco Aurelio) troviamo lo spirito di un uomo che cerca la "continuità" con quanto costruito in vita e ne determina l'oggetto di ricerca all'interno di esperienze umane che lo accostano all'Eterno. Vivere e morire con la saggia certezza che il cammino di ogni uomo si risolve nel cercare la fatidica "cerniera" che congiunga "la volontà al destino"; vivere e morire con la lucida consapevolezza che la sfida per l'uomo consista nell'entrare e nell'uscire dalla scena di questa vita "ad occhi aperti", per non cadere nell'illusione che rende ciechi coloro che evitano il reale in ogni sfumatura. E sono proprio le "sfumature" a rendere Adriano imperatore e uomo capace di assimilare da ogni esperienza l'essenziale e il superfluo, il divino e l'umano, che si fondono in un'unica realtà: l'esperienza. ( di I.P.)
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