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mercoledì 31 gennaio 2007

ANIMULA VAGULA BLANDULA








Animula vagula, blandula, hospes comesque corporis, quae nunc abibis in loca
pallidula, rigida, nudula, nec ut soles, dabis iocos..."
P. Aelius Hadrianus, imp.















"Piccola anima smarrita e soave, compagna e ospite del corpo, ora t'appresti a scendere in luoghi incolori, ardui e spogli, ove non avrai più gli svaghi consueti. Un istante ancora, guardiamo insieme le rive familiari, le cose che certamente non vedremo mai più...cerchiamo di entrare nella morte ad occhi aperti" ( Elio Adriano)



Questa l'iscrizione epigrafica conservata al mausoleo di Adriano a Roma, dove si scorge l'anima di un imperatore ormai alla fine dei suoi giorni carichi di saggezza. Dentro questa affemazione che possiamo considerare "ipsissima verba" di Adriano (lettera scritta a Marco Aurelio) troviamo lo spirito di un uomo che cerca la "continuità" con quanto costruito in vita e ne determina l'oggetto di ricerca all'interno di esperienze umane che lo accostano all'Eterno. Vivere e morire con la saggia certezza che il cammino di ogni uomo si risolve nel cercare la fatidica "cerniera" che congiunga "la volontà al destino"; vivere e morire con la lucida consapevolezza che la sfida per l'uomo consista nell'entrare e nell'uscire dalla scena di questa vita "ad occhi aperti", per non cadere nell'illusione che rende ciechi coloro che evitano il reale in ogni sfumatura. E sono proprio le "sfumature" a rendere Adriano imperatore e uomo capace di assimilare da ogni esperienza l'essenziale e il superfluo, il divino e l'umano, che si fondono in un'unica realtà: l'esperienza. ( di I.P.)



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